domenica 11 maggio 2014

Lo spazio del respiro

Quarta visita in India al Kether Educational project. Come d'uso raccolgo qualche breve nota di viaggio, senza pretesa di sistematicità e soprattutto regolarità. Temo sarà la prima e l'ultima, per le ragioni che descrivo sotto. Anche questo viaggio è stato pieno di emozioni che dovranno sedimentare a lungo...
3 maggio 2014. Nell'ultima settimana abbiamo avuto piogge fortissime che hanno causato vari danni nella zona fra Trivandrum e Kovalam. Da giorni era nell'aria: la settimana precedente abbiamo assistito a una tempesta spettacolare al largo della costa, con fulmini e saette che sembravano esplosioni nucleari o una battaglia di navi spaziali. Mai vista una cosa del genere: a tratti il cielo era illuminato nella sua interezza dalle deflagrazioni. Per 24 ore c'è stato un blackout totale e internet è tornato solo da due giorni. La scorsa settimana le stanze dell'albergo si sono allagate: nella mia è crollato il controsoffitto e ora sono in un'altra. Per fortuna eravamo tutti a Kochi e ci siamo risparmiati il peggio, ma alcuni di noi hanno trovato le valigie zuppe e danni alle attrezzature. Nei prossimi giorni il tempo non migliorerà, dunque siamo in allerta. "Ufficialmente" i monsoni inizierebbero verso metà giugno, ma ormai il clima è cambiato. Gli indiani ovviamente non si sorprendono di nulla: "summer showers", sorridono beffardi...

L'India ti dà sempre una ridimensionata. Gli Ego annaspano, ma finalmente l'anima respira.

Ancora per poco questo luogo garantisce la possibilità di ascoltare, vedere, comprendere chi diamine siamo, dove stiamo andando e perché. Varie situazioni e connessioni mi hanno offerto una chiave del perché quando sono qui riesco persino a digerire il latte... (che in Italia mi fa venire attacchi di colite al solo pensiero): è lo spazio. Lo spazio che ancora sussiste, libero dal pieno distruttivo dei pensieri di noi occidentali impegnati in lotte mentali senza fine. E la distanza fisica, minima qui, massima in occidente, è inversamente proporzionale a quello spazio che serve alle anime per respirare -- e ai corpi per vivere. Qui si soffre e si muore, ma ancora si respira.

L'India non è un paradiso né un inferno, ma semplicemente un luogo che conserva questi spazi, ascensori delle energie sottili che ci permettono di essere sempre connessi. E questa connessione non è un fatto astratto, come per il latte nel mio stomaco produce effetti concreti sulla materia.