giovedì 24 giugno 2010

Ed è subito Viola

"Perché tre quarti del pianeta moriva di fame tra l'indifferenza dei troppi e c'era chi aveva una crisi di nervi per una calza smagliata? Per una gomma a terra, per una febbre, una festa saltata, forse anche un viaggio? Perché c'era chi si dichiarava povero solo in nome dei suoi vizi non realizzati?" (Buon viaggio signora Pineapple, p. 18)

Un vecchio adagio filosofico afferma che la filosofia, come la nottola di Minerva, compaia al tramonto della storia - "quasi a descriverne e illuminarne le macerie" (1). E i tramonti, si sa, sono Viola. Nella violenza e nella dolcezza di un tramonto indiano hanno nidificato il pensiero e l'azione di Viola Padovani, autrice di Buon viaggio signora Pineapple. "Un libro per analfabeti", come mi ha confessato l'autrice durante la mia seconda visita a Kovalam, nel febbraio 2010. Un libro-razzo di segnalazione, un portolano luminoso lanciato in mezzo al mare per naviganti, naufraghi e ammutinati. A Kovalam, a poche centinaia di metri dagli uffici del Plato Studies Center, infatti c'è un faro. A illuminare le macerie (quelle vere, dello tsunami del 2004), ma anche i passi diurni di questa Ong che ogni giorno, da dieci anni, insiste ad esistere in un villaggio, Vizhinjam, immerso in un medioevo che il sole tropicale non illumina. Ci sono tutti gli elementi perché il racconto sfoci nel lieto fine (vincono i buoni che riescono a realizzare un sogno: costruire una scuola nel luogo più ostico del Kerala), ma non è così. Questo libro infatti non è un semplice racconto, ma dichiara subito la sua natura ibrida e non convenzionale. E' un libro che rischia molto, perché ardisce a tenere insieme l'impegno sociale e la ricerca interiore (spirituale: l'ho detto), da un punto di vista non-confessionale. Insomma, un'impresa impossibile. Un'impresa riuscita. A Vizhinjam. Si potrebbe dire che il discorso spirituale prenda forza dall'esperienza sul campo. Sarebbe tutto sommato un modo accettabile per rendere questo libro rassicurante. Invece no. Viola Padovani non fa nessuno sforzo per metterci (mettersi) in una posizione scomoda: è la realtà dei fatti che non dà tregua. Quando riemergo dalla lettura che m'ha tenuto inchiodato per duecento pagine, mi accorgo che il tramonto è viola. E Viola lo sente avvicinarsi, inesorabile. E s'alza in volo anche lei, su su, a cavallo della nottola galattica.



(1) Cito da Laudatio per F. Tenbruck

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