lunedì 24 novembre 2008

Precedenza

Madurai, 29 ottobre 2008

Ieri, dopo la riunione con Dominic Goodall nello splendido palazzo dell'’École française d’Extrême-Orient a Pondicherry, ci siamo messi in cammino verso Tanjavur. Anche qui solita trafila degli alberghi prima di trovare qualcosa di decente. Prima decisiva defaillance della Lonely che consiglia ("le camere sono pulite", sic!) l'impresentabile Hotel Valli, il quale oltre a essere situato in una strada oscura e fangosa, non solo è sporco, ma è infestato da zanzare d'ogni misura e tipo. E i bagni sono alla turca. Non se ne parla. Dopo una conversazione assai franca con Sekar decido di seguire il suo consiglio e prendo una stanza al Gnanam, costoso ma almeno pulito. La sera esco per fare due passi e devo dire che Tanjavur tuttosommato mi sta simpatica. Tant'è che mi ripaga con una cena davvero eccellente nel ristorante vegetariano dell'hotel.
La mattina dopo ho tutto il tempo per visitare il bellissimo tempio. Dopo la visita siamo ripartiti per Trichy, dove ho incontrato Suresh, il contatto dell'agenzia. Non posso descrivere tutta la nostra conversazione, ma mettete un segnalibro perché un paio di cose importanti ci sarebbero da dire su questo personaggio. E su quello che mi ha detto. Insieme, nel suo 'little office' in un edificio del '700, abbiamo rifatto il piano del tour e ho deciso di rimanere in Kerala due giorni in più, in modo da visitare con comodo la scuola del Centro Studi Platone. Da Trichy a Madurai ci sono volute circa quattro ore, ma la strada attraversava paesaggi affascinanti e verdissimi, colline boscose, palmeti, risaie, oltre ai soliti villaggi dell'età della pietra; però questa parte del Tamil Nadu sembra molto più ricca (forse per la terra fertile?). Il mio autista Sekar il taciturno è stato incensato da Suresh e, per carità, nulla da dire, però si tenga presente che qui ogni 10km si rischiano impatti mortali. Sempre secondo i nostri parametri, perché ovviamente per l'indiano è tutto nella norma. Per esempio è normale che il modo di segnalare lavori sulla strada, una voragine o semplicemente obbligare al rallentamento in un centro abitato siano sistemare due transenne a poca distanza una dall'altra in mezzo alla strada. Questo stratagemma, nelle intenzioni delle autorità (?), dovrebbe costringere i veicoli a rallentare, ma nella realtà impegna gli autisti in divertenti gare di gimcana. Quando poi la strada è a doppio senso è ancora più istruttivo notare la metodologia indiana di rispetto della precedenza. In genere è abbastanza semplice: il veicolo lanciato a maggior velocità e di maggiori dimensioni (spesso le due cose in India coincidono) ha la precedenza.

Il risultato di quattro ore di viaggio così è una tensione che sfibra. Ora sono stanchissimo.

In compenso oggi credo di aver messo a fuoco un paio di cose: la prima è che per me questo è il viaggio della penitenza. Me lo ha fatto venire in mente una lettura sugli asceti indù, che acquisivano grandi crediti presso gli dei con le loro penitenze. Gli standard indiani ti costringono ogni minuto a lottare contro te stesso per accettare la realtà che ti circonda, e questo è già di per sé 'praticare'. Non c'è bisogno di meditare e fare Yoga e per liberarti dell'ego quando ogni istante, qui, per un occidentale, è un esercizio di umiltà, tolleranza, comprensione. La seconda è più complicata e in questo buco sordido di internet point fa troppo caldo per scrivere ancora...

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