lunedì 24 novembre 2008

I piedi di Shiva



Tiruvannamalai, 26 ottobre 2008

Stamattina alle 6.20 siamo partiti dal cancello posteriore dell'ashram per andare sino in cima alla montagna. E' stata una salita molto faticosa, sebbene la giornata fosse ideale per camminare: nuvoloso ma senza pioggia. Ma si sudava, e ho dovuto costringere Erul a fare molte pause. Lui con i sandali -non so come- saliva meglio di me che portavo regolari scarpe da trekking. Per la strada per fortuna nessuno dei pericolosi beggars e assaltatori dai quali ero stato messo in guardia - tranne un vecchio con le gambe dritte e secche che non ha preteso più di una rupia per una pietra nera e lucida ("it gives you good vibrations, Sir"). Come no.

Più salivo e più pensavo, ascoltando gli assordanti rumori di botti e clacson che salivano dalla città (domani inizia la famigerata festa di Dewali, al cui confronto impallidisce anche il capodanno campano) che oggi per Ramana sarebbe stato duro meditare come faceva i primi del '900. E mi domadavo perché ero voluto salire quando tutto è così cambiato. Poi finalmente, dopo aver avvistato qualche fagiano la nebbia ha cominciato a salire insieme a noi, avvolgendoci. Un cane macilento e solitario ci osservava dalla punta di una roccia (forse aveva visto troppi film western e pensava di essere un coyote). Da quel punto in poi ho cominciato a sentire qualcosa, dopo cinque giorni di attesa. I rumori umani hanno cominciato a giungere attutiti, come se avessimo passato un confine. E arrivati in cima, avvolto da una nebbiolina mistica e accompagnato da due cani, un maschio e una femmina, è spuntato fuori lui: Jadi, un giovane Sadhu con un turbante improvvisato e per vestito il solito straccio ocra intorno ai fianchi. Non so se la cosa fosse studiata, ma il colpo di scena gli è riuscito perfettamente. Alla sua destra un recinto e due capanne sudicie di legno, carta, plastica. Ci ha fatto segno di fare silenzio e di toglierci le scarpe. Siamo entrati. Facendoci strada, ci ha invitati dentro una delle due capanne, quella più grande. Alla mia sinistra tre o quattro scimmie, a circa due metri di distanza, ci osservavano come ospiti la cui desiderabilità va valutata attentamente. Il mio cuore ha avuto un piccolo sobbalzo: mi sarei mai addentrato in un posto simile in qualsiasi altro contesto? Ma soprattutto, potevo credere a questa scena onirica che sembrava uscita da un film di Kurosawa?
Il Sadhu ci ha invitato a sedere su due sacchi e, con mio immenso terrore, ha attinto da un contenitore annerito dal fumo un liquido che ci ha porto dentro gusci di noci di cocco. Ho dovuto sorbire qualche goccia. Era un tè al ginger. Buonissimo. Anche i cani sono entrati e si sono accocolati alla nostra destra. Uno aveva gli occhi quasi totalmente mangiati dalla cecità. Eppure erano di una sconfinata dolcezza, così come Jadi. Per qualche minuto ha continuato a stare in silenzio, un silenzio che mi ripagherà per sempre di questo viaggio.

Jadi finalmente ha parlato e una delle prime cose che ha detto è che non potevo scattare foto. Ne sono stato contento. Poi mi ha chiesto se meditavo con l'aiuto di "books", e con la mano ha indicato il petto: "è da qui che parte la meditazione". Siamo usciti e ci ha accompagnato sulla cima, uno spiazzo molto grande completamente annerito dal ghee (burro chiarificato) che fa da combustibile durante la cerimonia dell'accensione della fiamma di Shiva (Deepam festival). La leggenda infatti dice che qui sarebbe apparso Shiva sotto forma di lingam di fuoco, e sulla roccia è ancora visibile l'orma dei suoi sacri piedi.

Io non so se costui insceni questa commedia con tutti i turisti che salgono sulla montagna, ma non credo abbia importanza. E' sempre un uomo nudo che vive in una capanna a quattro ore di salita dalla civiltà, e lo rispetto. E poi qui tutto è reale e insieme non lo è. Non serve inseguire una
tesi. Il confine fra il materiale e lo spirituale qui non solo non esiste, ma non è concepibile. Non ha senso.

E a ricordarmi di che pasta sia fatta la realtà, stasera dopo la meditazione mi hanno fregato i sandali. Con Shiva non si scherza...

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