domenica 23 novembre 2008

Senza un'idea




Ero partito senza un'idea precisa, tranne il mio interesse per la meditazione Vedanta-Advaita. Ma ho visto, fatto, ascoltato, odorato e percepito quasi di tutto. Sebbene la parola "tutto" non abbia senso in India. Ho bevuto tè nella capanna di un Sadhu, mangiato per terra e con le mani cibo servito su foglie di carrubo nell'Ashram di Ramana Maharshi, fatto trekking sul Nilgiri avvistando bisonti, elefanti e orsi, camminato scalzo sotto la pioggia nei templi di Kanchipuram, mangiato butter fish Tandoori a Kovalam, dormito su una tree house ad Alleppy, goduto un massaggio Ayurveda a Cochin, preso medicine da una 'dottoressa' Siddah a Trivandrum, seguito un corso intensivo di Yoga a Mysore. Eccetera eccetera. Ma gli incontri più belli, e confesso più amorosi, sono stati con le persone. Molti vengono in India per la spiritualità, ma questo è un paese profondamente materiale. Qualsiasi manifestazione, anche la più irrazionale, contempla un lato concreto. Noi occidentali percepiamo le contraddizioni dell'India, ma in realtà il segreto è che non esiste opposizione fra materiale e spirituale, entrambi gli aspetti convivono. D'altronde è in questa terra che è nato il pensiero non-dualista -- dal quale discendono Zen e Tao, elaborazioni cinesi dell'antichissimo lascito indiano.

Su consiglio di Nacho - un amico editore spagnolo che pubblica libri sul Vedanta - la mia prima tappa è stata Tiruvannamalai. Pensavo di trovare una sorta di Assisi tropicale, invece ho trovato masse umane, clacson impazziti 24/24h, bancarelle, vacche, cani, scimmie, polvere, wondering monk e pellegrini in fila al tempio insieme a venditori di ogni tipo che ti assediano a ogni angolo. Le note e le foto di questo blog non possono testimoniare nemmeno in piccolissima parte tutto questo, ma aiutano a tenere vivi i ricordi.

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